V. 2 N. 2 (2022)
Figure della contemporaneità

La certezza del diritto nello Stato fascista

Ernesto De Cristofaro
Professore associato di Storia del diritto medievale e moderno, Dipartimento di Giurisprudenza
Specula cop

Pubblicato 13-07-2023

Parole chiave

  • Totalitarismo, costituzione, codificazione, legalità

Come citare

De Cristofaro, E. (2023). La certezza del diritto nello Stato fascista. Specula Iuris, 2(2), 223–244. https://doi.org/10.30682/specula0202f

Abstract

Con la conquista del potere il fascismo procede a una radicale revisione della struttura normativa dello Stato italiano. Nessun ambito viene risparmiato: nel campo del diritto costituzionale si interviene introducendo leggi che svuotano l’assetto di poteri disegnato dallo Statuto albertino e dalla successiva prassi dei rapporti tra corona e parlamento; nel campo del diritto penale, tanto sostanziale che processuale, si procede alla stesura di nuovi Codici ispirati al principio salus publica suprema lex; infine, anche nel campo del diritto civile si procede, con una tempistica più distesa perché meno pressante è la necessità di regolare i rapporti tra privati di quanto non fosse puntellare l’ordine pubblico, all’emanazione di nuovi Codici che verranno pubblicati, sulle soglie della guerra o a guerra iniziata, poco prima del collasso del regime fascista. Nonostante questa massiccia opera di riscrittura normativa, l’orizzonte d’azione rimane aperto a ulteriori interventi. Perché, come viene evidenziato da autorevole dottrina dell’epoca, lo Stato totalitario non può essere imbrigliato nemmeno dalle regole che esso ha varato ed esse dovranno essere considerate suscettibili di modifica se e quando le circostanze di fatto lo dovessero consigliare. Da tale prospettiva discende un drastico ridimensionamento dell’importanza del principio di legalità di matrice illuministica e dell’idea di certezza del diritto.